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Per molto tempo si è ritenuto che mangiar bene fosse privilegio di pochi, di re, regine e principi.
Che solo i nobili, in qualche modo, potessero godere dei sapori e delle ricette della tradizione.
Vero ma incompleto. Sulle tavole del nostro contado fin dall’antichità si preparavano autentici gioielli di famiglia. Con il trascorrere degli anni, con il mutare delle generazioni, con il diventare principi degli eredi di quei fattori, quelle prelibatezze sorte dai frutti della terra, dal loro abbinamento curato e certosino, come si usa fare con le gemme ed i brillanti, hanno assunto la figura di autentici pilastri della cucina italiana. Molti però spacciano per eguali alle antiche, ricette e tradizioni che tali non sono. E’ nelle pieghe della storia che occorre scovarle, riproporle, esaltarle. E’ cercando in tali pieghe che esse riemergono. Quella che sto per raccontarvi è la storia della “raviora del plin” di
Casa Colombo, di cui ho contezza certa a partire dall’anno 1850, fissato nell’opera somma della realizzatrice di allora, la nonna di mia mamma Sandrina.